Con le interviste, inauguriamo una nuova rubrica relativa ad Un posto al sole, soap opera targata FremantleMedia Italia e Rai Fiction in onda dal lunedì al venerdì nel preserale di Rai 3. La lista è davvero lunga, ma abbiamo scelto di interpellare per primo Alessio Chiodini, new entry del celebre serial che dopo quasi vent'anni appassiona ancora due milioni e mezzo di telespettatori. Alessio si è mostrato fin da subito disponibile e cordiale, pertanto lo ringrazio della gentilezza e dell'impegno profuso in questa piccola intervista.
- Ciao Alessio! Allora, la prima domanda è un po' scontata, ma pur sempre legittima: come ti sei avvicinato alla recitazione? Come hai capito che quella dell'attore sarebbe stata effettivamente la strada giusta?
Tutto è avvenuto quando avevo all'incirca 13 anni, frequentavo allora la terza media e presi parte ad uno spettacolo organizzato dalla mia insegnante di Lettere, una commedia di Eduardo De Filippo: Natale in casa Cupiello, dove io interpretai il ruolo del protagonista Luca Cupiello. Lo spettacolo andò talmente bene che venne proposto per una rassegna organizzata al Teatro Quirino di Roma, dove venimmo selezionati tra molte scuole ed io vinsi il premio come Migliore Attore Protagonista. Quell'esperienza oltre a divertirmi accese in me come una fiamma, mi fece capire che quella poteva essere una strada da perseguire nella vita e cosi, una volta finiti gli studi, ho cominciato a coltivare questa grande passione.
- La tua prima grande esperienza televisiva è stata quella de La ladra, fiction andata in onda su Rai 1 qualche anno fa. Cos'hai provato recitando accanto a Veronica Pivetti nei panni di suo figlio? Vorresti, come tanti altri, che la fiction fosse rinnovata per una seconda stagione, sebbene al momento sia piuttosto improbabile?
La ladra fu la mia prima grande esperienza a livello televisivo, probabilmente il primo vero tassello che mi fece capire che questo poteva diventare il mio mestiere. Ricorderò sempre con molta simpatia Veronica Pivetti e le scene molto carine che da buona mamma e figlio un po' scapestrato riuscivamo a tirare fuori. È stato un grande rammarico non aver potuto continuare quell'esperienza, in quanto all'inizio delle riprese sembrava quasi sicura una seconda stagione e, visto gli ottimi ascolti, ancora oggi non mi capacito del perché la serie non abbia avuto un seguito, davvero un peccato.
- Nel tuo curriculum non mancano i film e, di recente, sei apparso sul grande schermo in Ma tu di che segno 6?, una commedia di Neri Parenti. Hai già in programma nuovi progetti legati al mondo del cinema o pensi di concentrarti maggiormente sulla TV?
In questo momento sono diviso tra le riprese di Un posto al sole ed alcune produzioni teatrali come Piombo e Cocaina per la regia di Pietro De Silva, dove interpreto Renato Vallanzasca, ed Hamlet, per la regia di Antonio Nobili, dove invece ricopro il ruolo di Fortebraccio. Il cinema ha un fascino al quale nessun attore può resistere, quindi sono sempre all'erta e in attesa di nuove proposte, inoltre a breve uscirà un'opera prima indipendente, Gli angeli dalla faccia sporca, dove interpreto un ragazzo della borgata romana a capo di una piccola banda di malavitosi.
- Da un po' di tempo a questa parte interpreti il giovane Sandro Ferri in Un posto al sole; è stato difficile prendere in mano le redini di un personaggio che, in realtà, un volto già ce l'aveva?
L'approccio con il personaggio di Sandro non è stato semplice, è un ragazzo che viene da un background molto difficile, fatto di solitudine, depressione, droga e tentato suicidio. Mi sono ritrovato a prendere in spalla un personaggio di questo calibro nel giro di una settimana, dovendo affrontare i ritmi della soap che mi hanno visto girare già 10 scene a distanza di un giorno dall'ufficialità del mio ingresso in Un posto al sole. La mia fortuna , in un certo senso, è stata che probabilmente sono arrivato in un momento in cui serviva una reazione da parte di Sandro, un po' più di forza e ottimismo da proiettare nel futuro, e così, a piccoli passi, sono riuscito a calarmi bene nella condizione di questo ragazzo, senza mai dimenticare quello che è il suo passato.
- Com'è recitare sul set di Un posto al sole? Hai legato con dei colleghi in particolare, dal momento che sul web circolano simpatiche foto scattate dietro le quinte con Riccardo Polizzy Carbonelli, Nina Soldano e Giorgia Gianetiempo?
Sin da subito, nonostante i ritmi serrati che mi hanno un po' ubriacato i primi tempi, mi sono trovato molto bene con un po' tutte le persone che lavorano per Un posto al sole, sia dietro che davanti la macchina da presa. Riccardo Polizzy Carbonelli, grande ed esperto attore che come me viene dal teatro, ha avuto un approccio molto paterno con il sottoscritto sin dal primo momento che ci siamo incontrati, dispensando consigli utili senza risparmiarsi mai, ed è senz'altro la persona con cui ho più legato. Ho stretto un bel rapporto con tutti, comunque.
- Sei nato e cresciuto a Roma, hai studiato e ti sei formato nella città eterna. Ma di' la verità: trovi che Napoli sia altrettanto bella? Hai avuto modo di visitarla? E, sinceramente, ti andrebbe di viverci, al di là delle tue esperienze lavorative?
Sono molto orgoglioso e fiero della mia città, la più bella al mondo, con una storia che solo a pensarci mi mette i brividi. Tuttavia, anche prima di iniziare quest'esperienza di Un posto al sole e quindi cominciare a conoscere Napoli, ho sempre avuto un certo debole per la città, per il suo dialetto e per il suo cibo. Forse perché i miei nonni materni sono Campani, forse perché è stato proprio un napoletano (Eduardo) ad innescare la mia grande passione per la recitazione, forse perché amo il mare, non lo so, Napoli mi è sempre stata un po' nel cuore, ma sono un nostalgico attaccato alle mie radici, non so quanto potrei resistere lontano dalla mia Roma.
- Con il tuo ingresso, il personaggio di Sandro ha senza dubbio subìto un'evoluzione e messo in luce un lato di sé che gli spettatori ignoravano; Un posto al sole affronta ancora una volta il tema dell'omosessualità. Cosa pensi di questa scelta? E, soprattutto, condividi l'atteggiamento di Sandro e la sua reazione oltremodo negativa?
Questo è un momento un po' particolare per Sandro, un momento chiave. Dopo aver conosciuto Claudio ed aver provato delle pulsioni che mai aveva avvertito nei confronti di una persona dello stesso sesso, non riesce a capire cosa gli stia succedendo, anche perché il tutto è avvenuto proprio nel momento in cui il suo rapporto con Rossella sta per decollare. Non definirei negativa la sua reazione perché comunque non deve essere facile, per un ragazzo che viene già da tanti momenti negativi e che per la prima volta cominciava ad intravedere un po' di sereno davanti a sé, affrontare un dilemma di questo calibro. Oltretutto si ritrova in mezzo a due fuochi: da una parte c'è una Rossella che sta pian piano innamorandosi di lui, e dall'altra Claudio, che crede già di aver capito tutto. Sandro si sente un po' soffocare e probabilmente avrebbe bisogno di un po' di tempo da solo per riflettere meglio su questa condizione che per forza di cose prima o poi dovrà svilupparsi in una direzione o nell'altra.
- Come Sandro, dunque, hai una passione smisurata per il teatro. E, proprio in questi giorni, sei in scena a Roma, al Teatro Abarico, con Piombo&Cocaina, nei panni di Renato Vallanzasca. Ci parli un po' di questo spettacolo e di quelli che ti son piaciuti di più, almeno finora? Hai in programma qualcos'altro per il futuro?
Piombo e Cocaina è un docu-spettacolo sulla storia della Banda Vallanzasca degli anni '70, strutturato attraverso ricostruzioni di fatti realmente accaduti e momenti di racconto dei personaggi dei protagonisti ancora in vita, come il Vecchio Vallanzasca e la vedova Gabriella D'Andrea. Renato Vallanzasca è un personaggio molto affascinante, che alterna momenti di grande crudeltà e cinismo ad altri dove appare quasi come un angelo buono, questo è, a mio parere, il mix che ha reso uno dei banditi più pericolosi degli anni '70, una sorta di mito mediatico. In questi anni sono state molte le produzioni teatrali alle quali ho partecipato, tutte mi hanno lasciato un bagaglio nuovo di esperienza, ma soprattutto di emozioni, quella piu grande in assoluto c’è stata quando ho avuto il piacere di interpretare Rugantino in una piccola produzione di due anni fa, ed è stato il personaggio che probabilmente si è avvicinato più di tutti alla mia personalità. Distaccarmi da lui è stato molto difficile, per la prima volta sono uscito a prendere gli applausi completamente in lacrime.
- In conclusione, saluteresti i fan della soap che ti seguono fedelmente e che leggeranno queste righe nei gruppi e nelle pagine Facebook?
Un saluto a tutti i fan che mi seguono sia in TV che sul web, siete meravigliosi e non finirò mai di ringraziarvi per i complimenti e gli incoraggiamenti che puntualmente ricevo nella mia posta di Facebook, purtroppo ho terminato il limite massimo delle amicizie quindi ho dovuto aprire una pagina dove posso accogliere tutti senza limiti. Un forte abbraccio a tutti voi.